Quando pensiamo alla vista, tendiamo a considerarla come un semplice processo legato agli occhi. In realtà, la percezione visiva è un sofisticato meccanismo neurologico: le immagini catturate dalla retina vengono trasmesse al cervello, che le decodifica, le interpreta e le integra con altre informazioni sensoriali. 

Comprendere questo collegamento tra occhi e cervello è fondamentale, perché disfunzioni neurologiche possono alterare in modo significativo il modo in cui vediamo e interagiamo con l’ambiente.

Dal segnale visivo alla percezione: un viaggio nel cervello

Il processo di percezione visiva inizia sulla retina, dove la luce viene trasformata in impulsi elettrici. Da qui, il segnale viaggia lungo il nervo ottico e raggiunge la corteccia visiva primaria, situata nel lobo occipitale del cervello. Per trasformare queste informazioni in immagini coerenti, il cervello attiva anche aree deputate alla memoria, all’attenzione e all’integrazione multisensoriale.

Questo significa che la vista non è solo vedo perché ho gli “occhi aperti”: la qualità con cui percepiamo forme, colori, distanze e movimenti dipende da un lavoro di squadra tra neuroni specializzati. Piccoli difetti lungo questo percorso possono generare distorsioni visive, difficoltà di riconoscimento e problemi di orientamento spaziale.

Le disfunzioni neurovisive: quando la percezione si altera

Alcuni disturbi neuropsicologici possono compromettere la percezione visiva, anche in presenza di occhi sani. È il caso, per esempio, delle agnosie visive, che rendono difficile riconoscere oggetti o volti noti, o dei disturbi di neglect, in cui il paziente tende a ignorare una parte del campo visivo.

Un altro aspetto delicato riguarda i disturbi dell’integrazione visuo-spaziale, spesso legati a traumi cranici o lesioni cerebrali. 

In questi casi, il paziente può faticare a leggere, scrivere, copiare figure o eseguire azioni coordinate nello spazio. Anche difficoltà apparentemente lievi, come la lentezza nell’elaborare scene complesse, possono avere un forte impatto sulla vita quotidiana, sulle relazioni e sull’autonomia.

Il ruolo dell’ortottica e della riabilitazione neuropsicologica

Fortunatamente, grazie alla sinergia tra ortottisti e neuropsicologi in Oculus Hub, è possibile intervenire con percorsi riabilitativi mirati. L’ortottica valuta la funzionalità oculare, la motilità, la convergenza e la coordinazione binoculare, mentre la neuropsicologia approfondisce l’elaborazione delle informazioni visive a livello cerebrale.

Insieme, si progettano esercizi personalizzati per stimolare aree cerebrali specifiche e migliorare la capacità del paziente di interpretare correttamente ciò che vede. Nei bambini, questo approccio integrato è prezioso per affrontare difficoltà scolastiche legate alla lettura e alla scrittura, mentre negli adulti è fondamentale nel recupero post-ictus o trauma cranico.

Perché serve un approccio multidisciplinare

Quando si parla di percezione visiva e cervello, non esiste un trattamento “standard”. 

Ogni caso è unico e richiede valutazioni approfondite e soluzioni personalizzate. Ecco perché centri specializzati come il nostro, che uniscono ortottica, neuropsicologia, logopedia e altre discipline, rappresentano la scelta più efficace per affrontare questi problemi in modo completo.

Investire nella diagnosi precoce e nella riabilitazione neurovisiva significa migliorare la qualità di vita del paziente, restituendogli autonomia, sicurezza e una visione più chiara, anche a livello cognitivo ed emotivo.

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